Ponte Vittorio Emanuele III
Ponte Vittorio Emanuele III

Ponte Vittorio Emanuele III

Generalmente noto con il nome di Ponte di Olginate, il Ponte Vittorio Emanuele III fu inaugurato nel 1911 ma, già nel decennio successivo, fu interessato da grossi interventi volti a garantirne la stabilità. La parte superiore fu completamente demolita mentre i pilastri costituirono le fondamenta della struttura che ancora oggi connette le due sponde dell’Adda. Nei momenti di secca del fiume è ancora possibile intravedere dei resti che alcuni collegano ad un ponte romano costruito tra il III e IV secolo mentre altri ad una struttura difensiva altomedievale che avrebbe inglobato l’antica testata. Questo guado faceva parte dell’importante via che collegava Bergamo a Como e con la via consolare Postumia verso nord-est. Nonostante la distruzione del ponte tra il V e il VI secolo, la strada rimase di vitale importanza per i traffici del territorio e il collegamento venne mantenuto, in un primo momento, grazie ad una passerella poggiante sui resti dei piloni o tramite le barche.

Il traghetto

Le prime notizie certe del porto natante o più semplicemente porto di Olginate, il traghetto che collegava le due sponde dell’Adda risalgono alla metà del Quattrocento. Nel breve tratto di fiume tra Lecco ed Imbersago esistevano ben quattro di questi traghetti: ad Imbersago (’unico rimasto ancora in funzione), a Brivio, ad Olginate e a Lecco. L’incessante trasbordo delle merci e delle persone fu gestito dalla comunità di Olginate che ottenne e mantenne per secoli tale prerogativa a scapito delle comunità della riva opposta come Lavello o Cremellina. Con l’avvento del dominio spagnolo sul Ducato milanese, questi privilegi furono però a poco a poco cancellati e la comunità olginatese fu costretta ad una estenuante e costosa vertenza giudiziaria col Regio Fisco che intendeva appropriarsi dei diritti di navigazione e di pesca sull’Adda. Da questo momento in poi fu solo Olginate a sobbarcarsi il greve peso del mantenimento dell’Ufficiale alle Mercanzie e del suo presidio formato da uomini armati. Queste guardie ebbero la loro sede, per lo meno dall’inizio del 1700, presso il borlandello della mercanzia, in un caseggiato costruito al termine dell’attuale via Barozzi, proprio su una rientranza del fiume che permetteva il facile attracco e lo scarico e carico delle merci, mentre il traghetto approdava proprio davanti all’antica chiesa di Santa Margherita che era ubicata al centro dell’attuale piazza Garibaldi. Nel 1671 il Regio Fisco, con vaghi e discutibili cavilli giuridici, riuscì ad incamerare il diritto di pescare e far pescare nell’Adda e nel lago di Olginate, togliendolo alla Comunità di Olginate. L’Amministrazione austriaca poté anche progettare ed avviare grandiosi lavori di rettifica del tratto dell’Adda da Lecco a Brivio per facilitare la navigazione e il deflusso delle acque e per porre così rimedio alle ricorrenti esondazioni a Como e nei paesi rivieraschi. Questi imponenti lavori, che terminarono nel 1842, danneggiarono pesantemente l’attività del traghetto, perché fu impossibile mantenerlo nella solita collocazione ma si dovette trasferirlo in un altro luogo che risultò meno opportuno per il suo funzionamento. La soluzione, adottata nel 1846, fu quella detta a mezza faina o porto volante a corda che rese necessaria la costruzione di due pontili fissi e di due torrette per sostenere la fune guida stesa tra Questo favoritismo va inserito nel contesto delle cruenti rivalità che

videro contrapposte le comunità della Valle San Martino a quelle del Monte di Brianza. Le comunità della sponda bergamasca pagarono a caro prezzo la loro rivolta antiviscontea del 1373 che culminò con l’uccisione, a Opreno, di Ambrogio figlio di Bernabò Visconti. La vendetta che ne seguì culminò nella distruzione del monastero di Pontida e di altre località della Val San Martino, fra le quali Cremellina, Lavello e Brivio “de Zà” (l’attuale Sosta), che si trovavano in posizioni strategicamente rilevanti per il controllo dell’Adda. Con il passaggio alla dominazione austriaca si introdussero delle profonde ed innovative riforme dell’amministrazione statale. In questo contesto la comunità di Olginate ebbe di nuovo riconosciuto il possesso degli antichi diritti sull’Adda ma con l’ascesa al trono di Giuseppe II (1787) e la sua volontà accentatrice, il Comune di Olginate perse la gestione diretta del traghetto e degli introiti derivanti dal pedaggio. In quegli stessi anni terminarono anche i lavori di rettifica del corso dell’Adda e anche l’attracco del traghetto venne spostato più a monte, in una insenatura che il fiume formava allo sbocco dell’attuale via Barozzi.

l termine della successiva occupazione francese, nel 1815, che dissolse il plurisecolare confine tra il Bergamasco e il Milanese, gli Austriaci riunirono i due stati dando vita al Regno Lombardo-Veneto. La gestione del traghetto ritornò ad essere affidata alla comunità di Olginate nel 1868. L’assegnazione della gestione del porto natante al Comune di Olginate fu impugnata, però, dal Comune di Calolzio che, ritenendosi, in base alla legge, nel diritto di reclamare la sua quota dei proventi netti del pedaggio sul porto natante, ricorse in un primo tempo contro questa decisione per via amministrativa senza però ottenere risultati concreti. Nel 1904 il Comune di Calolzio, rinunciando alle proprie pretese, riconobbe a quello di Olginate la proprietà e la gestione del traghetto con gli oneri ed i proventi. Il 27 febbraio 1911 però, Il porto cessava il suo servizio dopo aver funzionato a pieno ritmo fino al giorno precedente, a causa dell’inaugurazione del nuovo ponte stradale in cemento armato che, dopo più di 1500 anni, ripristinava l’antico collegamento fra le due sponde.

  • BORGHI A., Lecco romana da Cesare a Teodorico, Banca Popolare di Lecco, Lecco 1977
  • RIVA G., ALDEGHI G., Il ponte romano sull’Adda tra Olginate e Calolzio, in Archivi di Lecco e della Provincia, anno XXVIII, n. 4, Lecco 2005, pp. 6 sgg.
  • RIVA G., ALDEGHI G., Il traghetto sull’Adda ad Olginate – Testimone di vita lungo i secoli, in Archivi di Lecco e della Provincia, anno XXIV, n. 2 Aprile-Giugno 2001